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Vivendo in quella che possiamo considerare come era dell’informazione. Siamo continuamente esposti ad un flusso costante di notizie, avvenimenti e opinioni. Ma quanto è attendibile ciò che leggiamo?

1) Differenza tra fatti ed informazioni


La differenza tra le definizioni di “dati” ed “informazioni” è la cosa più importante da considerare quando analizziamo il modo in cui siamo esposti a ciò che leggiamo. Quando si parla di dati si intende un “raggruppamento di fatti disposti in un modo non organizzato”. Al fine di dare un significato ai dati, si organizzano e, conseguentemente, si trasformano in informazione. Quindi, applicando un filtro ai dati, si ottiene un’informazione.

Questo semplice concetto, che a prima impressione può sembrare banale, svela in realtà un concetto chiave di come dobbiamo percepire ed affrontare le notizie che ci arrivano da diverse fonti. Infatti, alla base di questa differenza esiste un ragionamento che può estendersi in modo più o meno ampio. Nel momento in cui si è esposti ad un fatto, quindi ad un avvenimento “raw”, che non è ancora stato filtrato, dobbiamo comunque essere in grado di verificarne la veridicità.

informazioni
Se però nell’analisi di un fatto la ricerca non deve necessariamente richiedere uno sforzo eccessivo, quando ci troviamo di fronte ad un’informazione il concetto cambia completamente. Ed è qui che entra in gioco il cosiddetto “critical thinking”, pensiero critico in italiano. Essendo che, come anticipato, l’informazione non è altro che l’utilizzo specifico di un fatto da parte di un agente, nella nostra recezione del dato, il processo mentale deve assumere maggiore profondità. Per esempio, nel momento in cui andiamo ad analizzare l’opinione di qualcuno bisognerebbe in primo luogo prendere ciò che propone “con le pinze”, in quanto la veridicità dell’informazione potrebbe essere compromessa a causa del cosiddetto “filtro” posto da questo agente esterno. L’esempio più lampante in questo senso sono i media, il cui punto di vista è spesso permeato da un interesse politico che ne influenza l’informazione, facendone il mezzo di distorsione più comune nel mondo odierno.

2) La parzialità dei media


I media sono da sempre il mezzo per cui le notizie arrivano alle grandi masse. Per definizione, si propongono da “medium”, cioè da tramite o mezzo, per fornire informazioni proponendo un contesto chiaro a lettori o spettatori. Data la loro grande influenza e trattandosi spesso di privati a scopo di lucro o di enti nazionali rappresentanti le istituzioni, il filtro che viene applicato ai dati che riportano, è spesso privo di oggettività. Non che tutti i media debbano essere necessariamente essere “schiavi” dei poteri che hanno alle spalle, ma quando i finanziamenti vengono da quella fonte, è molto difficile mantenere l’imparzialità nella propria comunicazione.

Esistono moltissimi esempi di testate giornalistiche che parlando assumono una posizione chiara, quando invece dovrebbero essere imparziali. In Italia, uno degli esempi più chiari in cui l’informazione è filtrata dalla proprietà del media è stato per molti anni, ed è tutt’ora, Mediaset. La società della famiglia Berlusconi è per ovvie ragioni sempre stata restia a criticare l’operato del suo proprietario nell’arco degli anni, soprattutto nelle vicinanze di elezioni. Oltre a questo, anche nei canali sportivi della rete, i risultati dell’altra società del presidente, il Milan, sono per anni stati elogiati e messi in primo piano rispetto a quelli delle concorrenti.

Oltre a questo semplice esempio, anche a livello politico moltissimi giornali parteggiano verso una fazione piuttosto che un’altra, a volte anche apertamente. Il rischio di questo comportamento è la perdita di credibilità da parte del media, soprattutto nel caso in cui quello che dica sia chiaramente volto alla salvaguardia di una fazione. Un altro possibile “outcome” potrebbe essere che la testata giornalistica influenzi l’audience in maniera scorretta in base all’orientamento politico, manipolando l’informazione.

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Un grande esempio in questo senso è l’ente televisivo americano Fox News. Jonathan Bernstein, esperto di politica statunitense, ha recentemente definito la testata come “un’estensione del partito Repubblicano”. Queste affermazioni non sono infondate in quanto, durante la presidenza Trump, Fox News è sempre stata tendente a difendere il presidente in carica ed esaltare quanto di buono facesse. Nel momento in cui il comportamento del presidente è diventato quasi infantile, sbagliando chiaramente alcune mosse, spesso in pubblico, la testata ha perso di credibilità continuandolo a sostenere.

Questo è stato causa di un sostegno immutato nei confronti del presidente al punto che fosse impossibile non accorgersene. Anche il più scettico degli osservatori e dei sostenitori repubblicani sarebbero stati disposti ad ammettere la parzialità delle notizie riportate. Questo tipo di comportamento non solamente ha tentato di influenzare l’opinione pubblica, ma ha anche danneggiato l’ente televisiva stessa, che non è stata in grado di distaccarsi dal potere politico sottostante.

Un’altra differenza notevole riguarda lo stile ed il linguaggio che caratterizza un media a seconda dell’audience che vuole attrarre. La scelta stilistica e la difficoltà del linguaggio utilizzato può infatti fare leva su porzioni di pubblico diverse. Questo è spesso riconducibile a “talk shows” politici, in cui chi vuol “far rumore” usa parole chiare e dritte al punto, spesso anche fuori tema, mentre chi vuole chi è in posizione difensiva si ripara utilizzando termini di uso poco comune, difficili da capire per la maggior parte dell’audience.

3) Distorsione informativa: come prevenirla?


Come analizzato nei precedenti paragrafi, non è sempre facile riconoscere ciò che abbiamo di fronte e catalogarlo come valido e non valido. Mentre il mondo attende che un nuovo visionario della Silicon Valley riesca a creare un software in grado di identificare fake news all’istante e filtrare ciò a cui siamo esposti quotidianamente, siamo noi quelli costretti ad effettuare il cosiddetto “lavoro sporco” per filtrare ciò che leggiamo. Per evitare di essere quindi influenzati da ogni avvenimento ci sono due caratteristiche individuali che ci aiutano quando si formula un’opinione valida in merito ad una circostanza. Questi due aspetti sono la curiosità e la ricerca.

Una persona curiosa e disposta a ricercare fonti attendibili per arrivare alla radice dell’informazione è infatti in grado di crearsi un’opinione ad ampio raggio e coerente, riuscendo a distaccarsi dal semplice “sentito dire”. Nel mondo di oggi dove siamo bombardati da annunci pubblicitari e l’attenzione degli utenti è ormai ridotta a pochi secondi, essere in grado in sapere come informarsi può fare veramente la differenza. Questo sia nel crearsi un’opinione, sia nel prendere decisioni che siano in ambito personale o commerciale. Per questo è fondamentale anche un aspetto di ricerca, per capire al meglio quale sia la fonte della notizia e come la soggettività influenzi ciò che il media propone.


E voi cosa ne pensate? Sono i media di oggi veramente molto pressanti? Quanto è importanti farsi una propria opinione?
Fatecelo sapere nei commenti qui sotto e leggi l’articolo “Sicurezza Informatica: I dilemmi etici” su SuitUpBlog 🙂