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L’innovazione tecnologica in Italia? Un problema. Scopriamo come il nostro paese può rialzarsi e tornare a crescere grazie al digitale. 

1) Relazione tra Italia e il Digitale


Il Covid-19 non ha solo cambiato il modus operandi di imprese e cittadini in ambito professionale stravolgendo le vite di milioni di persone, ma ha evidenziato una carenza importante nel progresso tecnologico e digitale del paese. In era pre-covid, l’Italia era posizionata tra le ultime posizioni secondo DESI (Digital Economy and Society Index), con carenze importanti sia in ambito di competenze digitali del singolo cittadino sia per l’implementazione di determinate tecnologie all’interno di organizzazioni aziendali, in particolare nelle PMI e microimprese.

Considerando che la struttura economica dell’Italia è composta prevalentemente da aziende medio piccole, con l’avvento del covid e del conseguente lavoro a distanza (cosiddetto ‘Smart working’) queste figure economiche hanno sofferto molto per garantire il corretto svolgimento del processo aziendale prodotto dal proprio capitale umano, non riuscendo a garantire un adeguato sviluppo dell’attività produttiva. Questo shock ha portato a ridefinire il concetto di imprenditorialità italiana che è sempre stata eccellenza mondiale sia dal punto di vista strategico che dal punto di vista culturale, costringendo manager, imprenditori e lavoratori a reinventare e reinventarsi in ambito digitale.

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Il 2021, tuttavia, potrebbe essere l’anno della svolta. Con l’arrivo dei fondi del PNRR (piano nazionale resistenza e resilienza), gran parte dell’ammontare totale verrà destinato alla Digitalizzazione e Innovazione del paese. Il ‘NextGenerationEU’ è un piano da 750 miliardi di euro concordato dall’unione Europea per sostenere la ripresa Economica. I soldi verranno suddivisi tra vari paesi beneficiari con ‘pesi di distribuzione’ diversi e l’Italia è in pole position. 210 miliardi di cui il 27% concentrati sulla digitalizzazione del paese per accelerare transazione ecologica e digitale, modernizzare la Pubblica amministrazione e adeguare il livello tecnologico e digitale in tutto il paese.

2) Problematiche legate al digitale in Italia


Ci sono vari aspetti problematici che l’Italia come paese sta affrontando da anni
e, con la pandemia, questi si sono rafforzati. In primis possiamo citare un problema di competenza in materia di digitalizzazione: in un paese dove l’attività imprenditoriale è uno dei punti di forza, questa, ancora oggi, è strettamente legata alla tradizione. Tanti sono i settori (in particolare per le pmi) che si rifiutano di fare un passo digitale e innovativo, in parte per paura di abbandonare un sistema che ancora oggi ‘funziona’ e in parte per un problema di ‘ignoranza’ sistematica. Con questo termine non si vuole intendere ignorante l’imprenditore o il lavoratore poiché la responsabilità e più di chi offre queste nuove possibilità; infatti, un altro problema è la ‘sponsorizzazione’ di strumenti tecnologici che potrebbero aiutare i vari business a crescere facendo capire a chi ha la giustificata paura di progredire tutte le possibili soluzioni digitali che possono integrare quello specifico business nel modo più efficace possibile. Un altro problema da tenere in considerazione è la gestione delle risorse. Ora più che mai, la gestione del budget deve essere affidata a manager competenti che hanno idee chiare di come investire i soldi del piano quinquennale del PNRR 2021-2026. A questo proposito, il Governo Draghi sembrerebbe essere pronto su come operare, delineando una base di partenza nel progresso tecnologico del mezzogiorno con l’obiettivo di livellare il livello tecnico-culturale del paese.

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Infine, un ultimo grande problema e probabilmente anche il più importante, è la relazione tra PA e Privati
. Considerando le statistiche del DESI, si possono osservare che i paesi che occupano le prime posizioni sono paesi scandinavi come Finlandia, Svezia, Danimarca, paesi dove la collaborazione tra pubblico-privato è forte. Uno dei punti focali del Piano sarà sicuramente quello di ripensare o perlomeno implementare un modello di business che permetta la stretta collaborazione tra queste due parti, poiché in particolare per l’obiettivo ultimo, sono importati sia le competenze tecniche dei privati (sia grandi che piccole medie imprese) sia la struttura organizzativa di una PA che deve saper semplificare iter procedurali e che deve saper investire nei gusti settori.

3) Nuove Strutture Organizzative


Dunque, su che cosa vedremo un cambiamento sostanziale nei prossimi anni?

Parlando di PMI & PA, probabilmente assisteremo ad una vera e propria rivoluzione innovativa con cambi di governance e un’ottimizzazione del sistema informatico delle organizzazioni che permetterà la gestione di flussi informativi dei dati di tutta la rete degli stakeholders. Tuttavia, considerando il livello di globalizzazione raggiunto in particolare negli ultimi 20 anni e la velocità con la quale le cose si stanno evolvendo, non basta ‘scaricare’ i doveri alle sole organizzazioni competenti; per far si che il piano sia un piano vincente lo sforzo deve avvenire da tutte le parti. Un imprenditore e un manager dovranno essere flessibili nel garantire una corretta evoluzione professionale ai propri dipendenti in materia di digitalizzazione, stimolando questi ultimi attraverso, ad esempio, benefit digitali come corsi di formazione, strumenti innovativi, connessioni 5g e così via.

4) La Smart Italy


Che cosa dobbiamo aspettarci da oggi?

I cambiamenti saranno tanti, per alcuni drastici e rapidi per altri lenti e inesorabili. Tuttavia, c’è da fare chiarezza e da riassicurare. Oggigiorno il paese Italia è pronto ad affrontare nel migliore dei modi questa trasformazione digitale ed ecologica e non bisogna farsi spaventare da termini coniati come Smart city, Data Driven, Digital Twin. Da qualche anno a questa parte, queste parole stanno diventando sempre più frequenti nella nostra quotidianità; le Smart Cities sono veri e propri modelli di città che abbracciano l’evoluzione digitale. Tuttavia, queste, non sono modelli standard, ma sono implementazioni dinamiche e indipendenti che arrivano dopo che sono state delineate le esigenze di quel determinato territorio considerando i due attori principali, ovvero Ambiente e Cittadini.

Il Cittadino è il driver principale di questa evoluzione digitale e l’ambiente in cui esso vive, le città, saranno le prime cose ad essere adattate. Piazze, parchi, edifici storici e di nuova costruzione non saranno stravolti ma adattati con tecnologie di nuova generazione. Per esempio, le telecamere non avranno più la sola funzione di videosorveglianza ma saranno dotate di AI con connessione diretta a un Cloud per condividere dati che permetteranno a PA e privati di migliorare la quotidianità dei cittadini controllando e incrementando così l’evoluzione dinamica delle città e garantendo sicurezza, inclusione, sostenibilità e accessibilità.

5) Conclusione

Siamo all’inizio di una vera e prioria rivoluzione economico-digitale-sociale ed è importantissimo comprendere che prima di una costruzione di un network digitale e innovativo deve esserci da parte di tutti la consapevolezza che il cambiamento è per il meglio. In poche parole dovremo essere, appunto, resilienti.

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N.B.
 Per approfondire il tema dell’innovazione tecnologica in Italia legata alle piccole e medie imprese, il team SuitUp ti consiglia di leggere il libro “PMI in Italia: Innovazione, Strategie e Modelli organizzativi“. 

Dicci la tua nei commenti qui sotto e leggi l’articolo “Simulazioni Digitali: Possono risolvere l’incertezza?” 🙂
Articolo redatto in collaborazione con l’amico Riccardo Nobile!

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