La Politica Energetica Russa e le sue Implicazioni Economiche
La Russia è una delle nazioni più ricche di risorse energetiche della terra. Vediamo come la politica energetica russa influenzi l’Europa
1) Settore del petrolio e del gas in Russia
La Russia moderna basa la sua economia in modo significativo sul petrolio e sul gas. La produzione è particolarmente legata a una regione al centro del paese: La Siberia. In questa regione, la parte occidentale, che è la più sviluppata sotto tutti gli aspetti, è particolarmente importante per l’estrazione di petrolio e gas.
La Federazione Russa usa essenzialmente due modi per fornire petrolio e gas ad altri paesi. Il primo è costituito dagli oleodotti e il secondo dai serbatoi/cisterne. La prima modalità è considerata di gran lunga la migliore per tre motivi: può coprire una maggiore distanza geografica, una volta costruita l’infrastruttura è molto più economica in termini monetari, e infine può essere considerata la tecnologia più avanzata del settore (sia gli oleodotti on-shore, cioè quelli sopra il livello del mare, sia quelli off-shore, cioè quelli sotto il livello del mare). Gli oleodotti sono utilizzati per il commercio tra la Russia e l’Europa, mentre le cisterne sono utilizzate soprattutto tra il Giappone e la Russia.
2) La situazione in Europa
La situazione in Europa può essere compresa se si analizzano prima bene le “rotte delle pipelines“ che sono visibili nella cartina geografica. Come si può notare quasi tutte le pipelines finiscono la loro corsa in Germania, infatti la Germania è considerato l’HUB europeo per la rivendita di petrolio & gas a tutti gli altri paesi europei occidentali. La Germania ha essenzialmente un ruolo di redistributore, così facendo ci guadagnano anche un valore aggiunto. L’unico Stato Europeo che è più “libero” dal monopolio tedesco dell’energia è la Francia perchè impiega l’energia nucleare come fonte di energia.
Analizzando la mappa possiamo vedere che le pipelines che vanno dalla Russia alla Germania attraversano alcuni paesi, questi sono i cosiddetti Transit States: Bielorussia, Polonia e Ucraina. Essere un transit states è molto vantaggioso, essenzialmente si paga il petrolio & gas a un prezzo minore rispetto a quello di mercato ed inoltre gli viene anche pagata una commissione per il transito sul proprio territorio. La Bielorussia è il Transit State che ha sicuramente dato meno problemi alla Federazione Russa visti gli ottimi rapporti tra i due Stati. Il costo del petrolio & gas per loro è quasi identico a quello del mercato russo ed inoltre hanno la possibilità anche di rivendere petrolio & gas alle nazioni confinanti. La Federazione Russa non si è mai opposta perché il 90% dell’economia della Bielorussia dipende dal mercato russo. La Polonia invece non ha storicamente buoni rapporti con la Russia, ma fino al 2007 circa non vi sono mai stati diverbi per quanto riguarda la distribuzione energetica. Dopo aver analizzato l’Ucraina, e i risvolti politici ad essa collegati, si capirà perché dal 2007 la Polonia ha cambiato umore nei confronti della Federazione Russa in tema energetico.
Con l’Ucraina, dalla dissoluzione dell’URSS in poi non vi sono stati buoni rapporti con la Russia, ma i veri problemi sono iniziati nel 2007. L’Ucraina richiedeva costantemente sconti abbondanti a Gazprom, fino a che a fine 2007 Gazprom ha deciso di non concedere ulteriori sconti e di conseguenza non si è firmato il contratto che avrebbe dovuto regolare il prezzo del prodotto a partire dal 1° Gennaio 2008, così facendo si sarebbe dovuti passare al prezzo di mercato. Invece, l’Ucraina a partire da Gennaio 2008 decise che il prezzo giusto era quello che lei aveva proposto e si appropriò di gas in più del dovuto rispetto al prezzo di mercato (Gazprom si accorse del fatto perché la pressione negli oleodotti ucraini si abbassò in modo repentino e inspiegabile nel territorio di transito ucraino). La Russia si trovò così in una situazione molto scomoda visto che il gas doveva passare per forza dall’Ucraina. Di conseguenza si pensò di creare delle soluzioni al problema per escludere l’Ucraina, almeno in parte, dal transito degli oleodotti. I progetti messi in campo sono stati due: la North Stream e la South Stream entrambe osservabili dalla mappa.
3) Progetti di collegamento Russia-Europa
Per quanto riguarda il progetto North Stream è stato sicuramente un successo. Il progetto è stato completato nel 2012 e ha collegato la città di Vyborg, Federazione Russa, a Lubmin, Germania. La Germania era molto felice di avere petrolio a un costo minore e non dover sottostare a giochi di potere o denaro degli stati di transito. Gli scontenti sono sicuramente la Bielorussia e la Polonia che così facendo perdono sia economicamente che politicamente. Detto ciò, costruire questo oleodotto non è stato per nulla semplice, perché il mare del Nord è estremamente sporco e pieno di mine risalenti alla Seconda Guerra Mondiale. Solo grazie alla buona collaborazione tra Federazione Russa, che ha provveduto a materiali e fondi, e Germania, che ha provveduto a portare la tecnologia necessaria, si è riusciti in relativamente poco tempo ha terminare il progetto. Grazie a ciò la Germania ha consolidato la sua posizione di HUB energetico in Europa.
Il secondo progetto, ovvero la South Stream, non ha avuto la stessa fortuna purtroppo. Il progetto iniziale doveva essere di costruire un oleodotto, anch’esso off-shore, che partisse dallo sbocco russo sul Mar Nero e tramite la Bulgaria ed altri paesi di transito arrivasse direttamente sia nel Nord Italia che nel Sud Italia. Il contratto era stato stipulato tra ENI, che avrebbe dato accesso alle sue tecnologie, e Gazprom, che avrebbe fornito denaro e materie prime. Il progetto iniziò con buoni propositi ma in seguito due eventi in particolar modo portarono al forte rallentamento dei lavori. Il primo è stato il malcontento della Germania che rischiava di perdere il titolo di unico HUB europeo, visto che l’Italia sarebbe diventata una forte alternativa all’egemonia tedesca nel settore energetico europeo. Di conseguenza la Germania ha cercato di mettere pressioni politiche alla Bulgaria che piano a piano ha iniziato a non essere più troppo convinta del progetto. Il secondo evento sono state le guerre iniziate dalla Russia nel sud del paese, in particolare quella tra Russia e Georgia, che hanno portato a un ulteriore rallentamento dei lavori. Ecco che allora dopo tre anni di quasi paralisi del progetto la Russia doveva cercare di aprire un canale a sud in ogni modo per sopperire al problema ucraino. Così si decise di passare dalla Turchia che in secondo momento avrebbe dovuto costruire degli oleodotti che collegassero Grecia e poi Italia. La Turchia non lo fece mai offrendosi così come nuova alternativa sul mercato energetico sud Europeo.
4) Conclusioni
In poche parole tranne la Germania e la Turchia hanno perso tutti. La Russia non ha aperto il canale a sud che avrebbe voluto. Italia e Grecia sono rimaste a mani vuote. Polonia, Bielorussia e Ucraina sono state private del potere che avevano prima come unici Stati transito. Al contrario, la Turchia che non era in nessun progetto si è ritrovata con più potere nei confronti dell’Unione Europea, e la Germania invece ha consolidato la sua posizione di unico grande HUB energetico in Unione Europea.
Così facendo la Germania ha creato un gap economico, ma anche un gap di potere politico a suo favore, ancora più importante rispetto ai primi anni 2000 rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea.
Per saperne di più sui rapporti tra i paesi euroasiatici e su come questi possano influenzare gli equilibri geopolitici non perdetevi quest’altro articolo su SuitUpBlog 🙂
Articolo a cura dell’amico Simone Archetti!