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I termovalorizzatori stanno rivoluzionando il modo di trattare i rifiuti. La conversione in energia pulita sembra oggi più raggiungibile.

1) Cosa è il termovalorizzatore e a cosa serve?


Come visto nell’articolo “Le citta il futuro: come si evolverà l’urbanistica” una tematica fondamentale delle città del futuro sarà lo smaltimento dei rifiuti. Tema che anche oggi presenta molte problematiche dato l’aumento della popolazione e l’addensamento nelle zone urbane, dunque lo smaltimento dei materiali sarà uno snodo molto importante per rendere vivibili le metropoli mondiali. Già oggi, nonostante l’opinione pubblica sia giustamente scontenta delle emissioni e di come i rifiuti (soprattutto la plastica) vengano trattati, sono state create delle strutture che sono esattamente ciò che si immagina quando si pensa ad un futuro sostenibile con particolare attenzione all’ambiente. Stiamo parlando dei termovalorizzatori. Come si riesce ad intuire dal termine il termovalorizzatore è una struttura di notevole portata che ha l’obiettivo di valorizzare lo smaltimento dei rifiuti tramite una reazione termica.

Il concetto di funzionamento è piuttosto semplice. I rifiuti da smaltire vengono portati presso le strutture in cui vengono suddivisi in base ai materiali e tutto ciò che non è possibile riciclare viene incanalato in una fornace per essere poi bruciato. L’ energia emessa da questa combustione si trasforma in energia cinetica che viene utilizzata per la generazione di corrente elettrica che successivamente viene utilizzata nelle città. Esatto, il concetto è: ricavare energia elettrica dai rifiuti senza incappare nell’inquinamento atmosferico. Fa strano pensare che siano presenti delle strutture così nel nostro territorio e che nessuno sia a conoscenza di quanto siano importanti per il nostro benessere.
La domanda viene quindi spontanea: perché non posizionare uno di questi impianti nei pressi di ogni città italiana e risolvere così il problema dei rifiuti in modo sostenibile? Nonostante il fatto che questo sia l’obiettivo del futuro, ancora siamo lontani per la quantità di investimenti che questo tipo di impianto necessita. I costi di produzione sono infatti molto elevati, si stima che ci vogliano circa 400000 dollari per la costruzione di un impianto con una capacità di 400GWh. Senza considerare gli elevati costi necessari per operare una struttura del genere.

A questi costi, però, vanno aggiunti anche i molti benefici e i guadagni che i termovalorizzatori portano in modo intrinseco. Dal punto di vista economico, il gestore del termovalorizzatore si prende in carico lo smaltimento dei rifiuti e quindi guadagna da questo servizio che è pagato dai cittadini con le tasse. I cittadini otterranno a loro volta dei vantaggi dà questa attività, in quanto i costi di gestione e operatività degli attuali inceneritori sono molto più elevati. Oltre a queste entrate ci sono anche quelle che avvengono nel momento in cui l’elettricità viene ceduta alle società responsabili della distribuzione e vendita della corrente elettrica. Quindi, una volta ultimata la costruzione, queste strutture sono in grado di portare notevoli benefici anche a livello economico.

2) Un nuovo mondo di design e sostenibilità


In campo europeo sono già state effettuate le prime rivoluzioni
da un punto di vista di sostenibilità e design. In molte città europee la situazione ambientale è stata approcciata in un modo diverso al fine di coadiuvare design e sostenibilità. In Italia l’edificio pioneristico in questo senso è ilBosco Verticale” di Milano, mentre a livello europeo il vincitore è nettamente il “Copenhill che si trova a Copenhagen. Questa struttura progettata da Bjarke Ingles si trova nella capitale danese ed è senza dubbio un’opera visionaria.

sostenibilità
Il design gira intorno al concetto di: utilizzare strutture dedicate principalmente alla creazione di energia elettrica come ambienti sostenibili che le persone possano usare nel quotidiano, distaccandosi così definitivamente dai tipici inceneritori che si trovano ai margini della città e aumentano considerevolmente l’inquinamento. L’impatto è infatti stato strutturato in modo da avere un utilizzo completamente differente dallo scopo primario di smaltire i rifiuti. È stata costruita infatti una pista da scii artificiale sul tetto dell’enorme edificio, facendo diventare il complesso una vera e propria attrazione turistica.
È molto importante far notare anche che la cultura e l’attitudine del nord Europa nei confronti dei temi ambientali ha nettamente agevolato lo sviluppo di questa struttura. È risaputo che i danesi prediligono spostamenti a zero impatto ambientali. In media ogni danese pedala 1,5 km ogni giorno e 9 danesi su 10 possiedono una bicicletta. Fuori dai confini europei è famoso il caso dell’università della Thailandia a Bangkok che ha trasformato il tetto dell’edificio in un giardino botanico a cui gli studenti possono accedervi ogni giorno.

3) Cosa possiamo fare per migliorare l’ambiente


Come cittadini quale può essere il nostro dovere civile per migliorare la situazione?
Senza stare ad elencare tutte le buone abitudini che vengono enunciate ogni volta che si parla di ambiente, è però importante analizzare alcuni dati per capire quali siano i reali problemi in tema ambientale nel nostro paese. Infatti, secondo quanto riportato da greennetworkenergy, ”dati sulla raccolta differenziata in Italia pubblicati dall’Istat lo scorso ottobre ci mostrano come nel 2018 la plastica è stata riciclata dalle famiglie nell’87,1% dei casi, il vetro 85,9% e la carta riciclata dall’86,6% degli italiani”.
Le statistiche sopra citate farebbe pensare che in Italia si stia comunque svolgendo un buon lavoro nella differenziazione dei rifiuti, però guardando i dati su scala globale possiamo ancora rilevare delle mancanze che portano la nostra situazione ad essere notevolmente migliorabile. In particolare, vi è ancora molta disparità tra le regioni nello smaltimento totale dei rifiuti e tra i materiali riciclati stessi. Ad esempio, la differenziazione va decisamente a rilento nella divisione di batterie usate e alluminio. Mentre alcune regioni svolgono un buon lavoro nella differenziazione, come alcune regioni del nord-est, con un riciclo del 64%, scendendo lungo la penisola i dati non sono così confortanti con la regione Sicilia che arriva ad un riciclo dell’appena 21% dei rifiuti urbani. Anche all’interno delle regioni stesse, le aree urbane più dense sono chiaramente quelle che ne risentono di più nello smaltimento, in cui “a Torino, Milano, Venezia, Bologna, Genova, Roma, Bari, Napoli, Palermo, Catania e Cagliari i rifiuti riciclati, sul totale, sono appena il 40%”.

green economy
Un altro problema è anche la mancanza di informazioni
riguardo al tema in questione. Infatti sempre secondo greenenergyIl 45% delle famiglie del Sud si dice addirittura scettica nei confronti della raccolta differenziata perché non la ritiene davvero utile”. A cosa può essere dovuta questa mancanza? L’educazione non ha sempre gli effetti sperati, soprattutto quando non è tangibile il risultato delle proprie azioni. Infatti, se non si sa esattamente il motivo per cui si fa un certo tipo di azione, viene naturale pensare che sia inutile farlo. Anche la situazione economica deficitaria di alcune regioni del sud Italia non aiuta di certo nell’incrementare l’attenzione verso queste tematiche.


N.B.
 Per approfondire in maniera accurata il tema della Green Economy, il team SuitUp vi consiglia un libro di testo: “La transizione dalla Green Economy“ a cura di E. Ronchi.


E voi che cosa ne pensate della raccolta dei rifiuti in italia?
Potrebbe essere fatto qualcosa in più? Se si, dovrebbe essere lo stato a proporre incentivi o i cittadini a cambiare il proprio atteggiamento? Scriveteci la vostra opinione nei commenti e leggete l’articolo Consumo ridotto della carne: Può fermare l’inquinamento? su SuitUpBlog 🙂
Questo articolo è in  collaborazione con gli amici di EconomiaVerde