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Dov’è meglio investire i tuoi risparmi? ETF o Fondi Attivi? Questo è il dilemma! Andiamo ad analizzare costi, rendimenti e principali caratteristiche dei due strumenti finanziari. Iniziamo!

1) Che cos’è un Fondo Attivo


La gestione attiva di un portafoglio finanziario si basa sull’idea di voler sovraperformare il mercato, attraverso le nostre scelte “attive” di trading e investimento. Quindi, l’obiettivo di un investitore attivo è quello di raggiungere un extra-rendimento rispetto alle performance generate dall’indice di riferimento o benchmark (es. S&P 500). Proprio a tal scopo sono stati ideati ed introdotti sui mercati finanziari i cosiddetti Fondo d’Investimento a Gestione Attiva. Tali fondi sono dei veicoli d’investimento collettivo in cui risiedono i capitali depositati da noi investiti retail e governati da un esperto del settore o anche chiamato gestore del fondo. Il gestore, quindi, seleziona gli asset migliori per provare a ottenere un rendimento maggiore di un indice. E, così facendo, costruirà un portafoglio, vendendo e acquistando titoli sulla base delle sue aspettative e analisi. Per riuscirci, però, dovrà selezionare le azioni da inserire in portafoglio (stock picking), individuando anche il momento di ingresso migliore (market timing).

2) Che cos’è un Fondo Passivo (ETF)


La gestione passiva negli investimenti è utilizzata da chi compra strumenti e titoli (es. fondi indicizzati) che replicano nel modo più fedele possibile un benchmark
, cioè l’indice di un mercato. In questo caso, gli strumenti più diffusi e utilizzati per replicare un indice sono senz’altro gli Exchange Traded Funds o ETF. Il loro funzionamento è molto semplice. In pratica, se l’indice di mercato sale del 10%, anche l’ETF crescerà in egual misura, così come se il mercato scende del 10%, l’ETF lo seguirà pedissequamente. In altre parole, è un po’ come attivare il pilota automatico. La gestione passiva poggia sulla nota teoria del mercato efficiente, la quale sostiene che il mercato non può essere sistematicamente battuto dalle nostre scelte “attive” nel lungo periodo (es. 20 anni). Meglio quindi replicare l’indice che segue il benchmark e non provare a superarlo, dato che ciò comporterebbe solo il pagamento di maggiori costi di transazione e minori ritorni attesi. Queste sono le basi teoriche sulle quali si poggia ancora oggi il “passive investing”.

3) Fondi Attivi VS ETF: Chi vince?


Dunque, fin qui abbiamo capito che, la gestione passiva degli investimenti si basa sulla replica fedele di un indice di riferimento attraverso gli ETF, quella attiva invece punta a sovraperformare il benchmark, attraverso la combinazione di strategie di stock picking e market timing. Gli strumenti più utilizzati a tal scopo sono i fondi attivi gestiti da un fund manager. A questo punto, la domanda alla quale andremo a rispondere in questo paragrafo è:

Qual è il miglior strumento in cui investire per noi investitori retail? Iniziamo l’analisi!

La principale differenza tra fondi attivi e fondi passivi (ETF) ricade nel costo di gestione del fondo stesso. Infatti, nel caso dei fondi a gestione attiva, un team di analisti e fund manager devono scovare i migliori titoli in cui investire, tale attività, come puoi immaginare, è al quanto onerosa e dispendiosa. Ciò comporta un TER (total expense ratio) medio per i fondi attivi che si aggira attorno al 2% annuo lordo, il quale risulta essere nettamente più elevato rispetto al costo medio degli ETF di circa 0,1-0,5% annuo. Infatti, il gestore degli ETF deve “soltanto” replicare l’asset allocation di un indice di mercato selezionato in modo totalmente passivo.

Ora analizziamo perché i costi di gestione sono tuttavia così importanti. Infatti, sono sicuro che alcuni di voi starà pensando: “Tra un costo del 2% e 0,1% cosa cambia? É comunque un valore basso”. Vediamolo subito con un esempio:

Immagina di aver investito €100.000. Se il tuo investimento ha avuto un rendimento del 6% annuo nei successivi 25 anni e non hai avuto nessun costo di gestione addebitato, avrai ottenuto circa €430,000. Se invece ti saranno stati addebitati il 2% di commissioni annue, dopo 25 anni ti ritrovi con solo €260.000. Esatto, il 2% di TER che hai pagato ogni anno, a causa dell’interesse composto, ti avrà ridotto i profitti di quasi il 40%. Ora il 2% non sembra così basso, vero? Se invece le commissioni fossero state del 0,1%, il bilancio finale sarebbe stato di circa €427.500, un costo speso in commissioni decisamente accettabile.

Ok, a questo punto abbiamo dunque compreso la reale importanza dei costi nei nostri investimenti, e quanto i fondi attivi abbiano di fatto costi di gestione notevolmente superiori agli ETF. Mentre, per quanto riguarda i rendimenti? 

Il grafico sottostante ci mostra la % dei gestori di fondi azionari attivi a grande capitalizzazione statunitensi che hanno sottoperformato lo S&P 500 nel periodo di riferimento 2001-2023, in 22 anni di storico. Ebbene, in media circa il 67% degli Equity Funds non sono riusciti a battere i rendimenti dell’indice di mercato; con un picco massimo raggiunto nel 2014 di oltre l’87% dei gestori, e un picco minimo del 45% riscontrato nel 2007. Ciò significa che la maggior parte dei fondi a gestione attiva anche nel lungo periodo non riescono ad ottenere performance superiori al loro benchmark. 

In conclusione, i costi ti mangiano silenziosamente i profitti, è fondamentale quindi cercare di ridurli al minimo. In questo senso, gli ETF sono di gran lunga i migliori strumenti finanziari in cui investire per il lungo periodo dato i loro costi contenuti e gli ottimi rendimenti.


E tu preferisci gli ETF o i Fondi a gestione attiva?
Faccelo sapere nei commenti qui sotto e leggi l’articolo “5 ETF Migliori da tenere in Portafoglio per SEMPRE” su SuitUpBlog 🙂
Articolo redatto dal consulente Leonardo Papaveri!

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